Semiotica e filosofia del linguaggio
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Semiotica e filosofia del linguaggio Classe: L-11
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Semiotica Classe: L-20
- A.A. 2017/2018
- CFU 6, 9, 6(m), 8(m)
- Ore 30, 45, 30(m), 40(m)
- Classe di laurea L-10, L-11(m), L-20(m)
A noi pare che un modo per uscire dalla attuale sterilità del discorso "standard" sia
ripartire dalla filosofia che si diede nell'Antichità greca. Essa fu soprattutto una forma
di vita e poi anche un sistema di credenze e proposizioni. Il filosofo che oggi appare
più vicino a quell'ideale è Ludwig Wittgenstein, al quale si vorrebbe fare riferimento
anche per studiare i linguaggi in connessione con stili e forme di vita.
Il prerequisito per praticare questa forma di studio è la disponibilità a cambiare i
propri punti di vista sulle cose, la disponibilità al lavoro su se stessi.
Ai giorni nostri sia la filosofia universitaria sia la maggiore fra le scienze umane, cioè
l'antropologia, hanno da tempo smesso di essere forme di vita, per ridursi a sistemi
di categorie, o, nei casi peggiori, a gioco linguistico, nel quale sovente il criterio
snobistico si sostituisce al rilievo scientifico. Simile, per molti versi, la sintomatologia.
Molti filosofi ignorano semplicemente gli aspetti logici del linguaggio che adoperano;
altri, vi si concentrano come se la comunicazione umana non fosse che l'applicazione
di un calcolo matematico. Così, lo specialismo si isterilisce e il discorso filosofico
diviene un manierismo al pari di altri.
A noi pare che un modo per uscire da questa situazione sia ripartire dalla filosofia che
si diede nell'Antichità greca. Essa fu soprattutto una forma di vita e poi anche un
sistema di credenze e proposizioni.
La filosofia che professiamo non è un sapere, quanto piuttosto il punto in cui i saperi
tradizionali entrano in crisi a causa della loro stessa specificità. Il filosofo non è un
sapiente o un tecnico, ma colui che si sforza di praticare una revisione del proprio
mondo a partire dalla ricostruzione razionale del proprio linguaggio.
Nel nostro caso, ciò accade attraverso la lezione "omiletica", ovvero attraverso una
serie di conversazioni che prendono spunto da situazioni ipotetiche e sondano le
pratiche che l'umanità ha costruito attorno a queste e simili circostanze.
Il cuore del nostro Corso è la nozione di traduzione, ossia quella relazione che
costituisce attorno a un testo o a un discorso delle reti simboliche che dislocano i
soggetti (parlante, destinatario, non-persona), ricalcolando la loro posizione logica
rispetto a lingue altre e mondi altri. Particolare attenzione verrà data alla
antropologia di nozioni come "predicato", "verità", "significato" o "significante".
- 1. (A) Franco Ferrarotti Il lavoro intellettuale Solfanelli, Chieti, 2016 » Pagine/Capitoli: per intero
- 2. (A) Giorgio Agamben Che cos'è la filosofia? Quodlibet, Macerata, 2016 » Pagine/Capitoli: capp. primo e ultimo.
- 3. (A) Roland Barthes Elementi di semiologia Einaudi, Torino, 1966 » Pagine/Capitoli: per intero
- 4. (A) Marcello La Matina Cronosensitività Carocci, Roma, 2016 » Pagine/Capitoli: scelta di capitoli
- 5. (C) Marcello La Matina L'accadere del suono. Musica, significante e forme di vita Mimesis, Milano, 2017
Il programma di studio può essere adattato in relazione al numero dei CFU previsti dai Corsi che mutuano questo insegnamento. Partendo da una base come questa:
Scienze della Comunicazione 8 CFU
Lettere 9 CFU
Lingue e Mediazione linguistica 6 CFU,
possono essere concessi 2/3 CFU con supplemento di programma.
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Posto che la classe è assimilabile a una comunità filosofica transitoria, il modo
seminariale appare adeguato al mantenimento di una attitudine dialogica. Ciascuno
studente è invitato a comunicare a inizio Corso la propria volontà di partecipare o
meno a questa forma di "esercizio" filosofico, che comporta anche uno stile di vita
sobrio e critico, ma mai malevolo e aggressivo. Si impara insieme e ci si aiuta nella
valutazione dei contenuti e delle forme di espressione. Uno degli scopi è rendere
ragione del detto secondo cui "la prova che sappiamo qualcosa è nel fatto che
sappiamo insegnarla". Dall'ascolto si passerà gradualmente alla presentazione dei
propri punti di vista, nel rispetto e nell'amicizia.
- La valutazione non è l'applicazione di una scala graduata alla persona del discente o
alla sua performance in sede di esame. La valutazione non è neppure la ratifica di
contenuti appresi mnemonicamente o acriticamente presentati in una forma
inquisitoria. Memori della responsabilità di formare gli studenti aprendoli alla vita con
curiosità, noi riteniamo di poter valutare i progressi e la crescita, muovendo da quello
che è leggibile in statu nascenti. Il criterio è la presenza e lo sviluppo di una
attitudine critica verso le pratiche linguistiche.
inglese.
inglese, francese, spagnolo, neogreco.