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Home Marcello La Matina Didattica 2025/2026 Filosofia della voce

Filosofia della voce

  • A.A. 2025/2026
  • CFU 6, 6(m)
  • Ore 30, 30(m)
  • Classe di laurea L-5 R, L-5(m)
Marcello La Matina / Professore di ruolo - II fascia (PHIL-04/B)
Dipartimento di Studi Umanistici - Lingue, Mediazione, Storia, Lettere, Filosofia
Prerequisiti

Benché questa disciplina non si assoggetti ad una propedeuticità data in partenza, non è male che lo studente abbia una idea, anche minima, delle teorie linguistiche moderne e conosca almeno i problemi dibattuti dalla antropologia contemporanea o dalla etnomusicologia. Non guasta una minima conoscenza di parole greche e di rituali musicali, antichi e moderni.


Obiettivi del corso

La «Filosofia della voce» si misura con la differenza tra l'evento della voce (f???), che appartiene a ogni vivente, e 'invenzione del linguaggio con parole (?????), che viene soprattutto ascritta agli umani. Esiste -- ci chiederemo -- una voce che sia la voce dell'uomo come il barrire è la voce dell'elefante? Quando il filosofo Giorgio Agamben formulò questa domanda (per nulla retorica), aveva in mente una famosa pagina di Heidegger sulla morte e una di Hegel sulla percezione. Da allora, il senso della domanda si è impreziosito attraverso il contributo di filosofi (p es Giovanni Piana, Carlo Serra, Adriana Cavarero, Michela Murgia, Donatella Di Cesare), di semiotici (Roland Barthes, Gianfranco Marrone, Tiziana Migliore, François Rastier, Ugo Volli) e altri. Oggi siamo in presenza di una mutazione profonda che ha prodotto una "cecità vocale", della quale ci occuperemo certo. Prenderemo in esame la musica e la poesia, il teatro e la vocalità spicciola (per esempio, il crescente ricorso ai "vocali", cioè a messaggi in cui la voce agisce senza poter sincronizzare parlante e ascoltatore).

Programma del corso

PREMESSA.


Le voci dei cantanti in "autotune", le segreterie telefoniche, i messaggi preregistrati dei call centers, le imitazioni vocali computer-aided, gli audiolibri, gli audiomessaggi, e gli immancabili vocali scambiati con sempre maggiore frequenza... Non sono che alcuni dei fenomeni di cui dovrebbe occuparsi il filosofo della voce. La voce umana è oggi oggetto di adulterazioni e simulazioni a scopo suasorio, irrisorio e ingannatorio; e però, è anche strumento che sostituisce a scopi a volte nobili quella voce naturale che non c'è più o che non è disponibile per certi compiti (educativi o di intrattenimento). La voce è il fenomeno più pervasivo nella storia dell'uomo, ma oggi questa sua caratteristica espone i viventi all'inganno e forse al declino della vocalità. Se l'uomo è la temporanea sospensione dell'animale, la sua trasformazione da creatura vocale a creatura linguistica, come va letto questo proliferare di voci che rimpiazzano la voce?


Un luogo ideale per osservare le trasformazioni (soppressioni -- adulterazioni -- mistificazioni) della Voce è il canto, la canzone, il mondo dello spettacolo. Parliamo, cantiamo e, per abitudine, facciamo dei suoni vocali il luogo stesso della nostra vita umana. Non siamo semplici replicatoti di suoni standard, né frusti inventori di ecolalie senza senso. Eppure, il canto conosce tanto il senso delle parole quanto il suono delle stringhe nonsense. La voce nella storia umana è voce dell'Amante e voce del Potente, voce del dio e voce della coscienza. Cosa tiene insieme tutte queste manifestazioni? Perché sono tutte quante "voce"?


Il canto è il fenomeno che introduce nella storia dell'homo loquens (dello ???? ???????) una cesura che attende ancora di essere afferrata. Nessuna legge di natura impone all'essere umano di cantare. Eppure, le religioni di tutto il mondo posseggono ed elaborano soprattutto canti. Ragazzi: non dite che sia importante capire perché cantiamo e perché sembra che non sappiamo più farlo in modo schiettamente umano? Qual è la posta in gioco? Cosa succede oggi alla Voce?


LA VOCE E IL CANTO. DA OMERO AL BLUES


Alla base del Corso, come dicemmo, sta la divaricazione greca tra l'aver voce e l'aver linguaggio. Differenza di non poco conto, dal momento che sono gli animali ad avere una voce ed è invece l'uomo ad essere de?nito come "il vivente capace di linguaggio". Ma cosa vuol dire questa differenziazione? Tutti i viventi hanno una voce; per?no le cose talora ne assumono una, in contesti ordinari o particolari. Avere una voce non è lo stesso che avere un linguaggio. C'è come una frattura tra la ‘phoné’ delle comunità umane e il loro Logos, misura della loro razionalità. Ma cosa vuol dire per una creatura l'essere capace di Voce? E come questa capacità connaturata si coniuga con le convenzioni, con le costruzioni sociali che controllano ad ogni passo la pratica linguistica? In?ne, quali relazioni sono esplorabili tra la Voce articolata del linguaggio umano e la Voce modulata del suono musicale, la quale è sì umana, ma può anche provenire dalle Cose, da altri viventi, da fenomeni naturali e non naturali?


Il programma di studio comprende tre parti:


(1)       VOCE E ANTROPOGENESI (con riferimento alla opposizione Natura Vs Cultura nella phoné dei Greci); prevedo un excursus attraverso le discipline e le arti che trattano della voce o come strumento o come dotazione naturale / culturale;

(2) VOCE E CANTO. Verrà presentato e ricostruito il contesto del canto nelle culture orali. Omero e i suoi imitatori. Archeologia della voce del poeta. Aspetti vocali della poesia e della musica contemporanea. L’improvvisazione nella poesia e nella musica. Il blues. La high speed composition. La crisi della voce nella società contemporanea.

Testi (A)dottati, (C)onsigliati

1 Giorgio Agamben Che cos'è la ?loso?a ? Quodlibet Macerata 2016


2 Antonio Milano The Milman Parry Blues. A cura di Marcello La Matina 

Diogene Bologna 2023


3 Omero Iliade e Odissea (una scelta di pagine verrà fornita a lezione)


4 Marcello La Matina Archaeologie des Signifikanten, Koenigshausen & Neumann 2020


5 Marcello La Matina, Tradurre la voce. L'umanismo come dispositivo enunciazione; in A Barchiesi - M La Matina - A Nardi (eds), Arti in traduzione, Mimesis, Milano 2023.


6 Ivan Illich, Nella vigna del testo. Per una etologia della lettura, Cortina, Milano 1994.


7 Il Cantico dei Cantici, a cura di Andrea Ponso, ilSaggiatore, Milano 2018.


Altre informazioni / materiali aggiuntivi

Care Amiche e Cari Amici.

Fareste un abbonamento a un canale televisivo di tennis, sapendo in partenza che non potrete mai vedere una partita? Paghereste un abbonamento alla stagione teatrale, sapendo già che nei giorni di spettacolo sarete al lavoro? Il buonsenso direbbe di no. Ma sembra che questo buonsenso non si debba applicare alla vita universitaria, dove un numero significativo di studenti/esse scelgono di inserire nel proprio carnet di "materie a scelta" un insegnamento che sanno già di non poter frequentare per nulla. Perché non scegliere un altro insegnamento, che, magari, ha orari più abbordabili?

Ovviamente, anche in questa materia si danno eccezioni ragionevoli alle quali dare ascolto. Per questo, ho pensato tanti anni fa di assegnare un programma (diverso per ciascuno) ai/alle non frequentanti che mostrino a colloquio un interesse sincero per la materia e dimostrino una qualche ??????. Ma ho posto una condizione, che qui desidero ricordare ancora una volta: il programma di studio per chi non si avvale dell'insegnamento dal vivo da sempre viene assegnato a inizio di ogni semestre, quando, cioè, iniziano anche le lezioni. E' sufficiente presentarsi nel mio studiolo o nell'aula di lezione e chiedere. Sono disponibile sempre. Fatelo a inizio settembre o a inizio febbraio. Ma non mi chiedete, per favore, in giugno o a Natale, qualcosa che suona come un'offesa verso tutte quelle studentesse e quegli studenti che, spesso con grande sacrificio, vengono ogni giorno alle mie lezioni e per di più studiano i testi che io assegno loro. Rispettate i Vostri colleghi e le Vostre colleghe. Magari scegliete altro; o, se non potete neppure questo, scegliete un insegnamento da frequentare in e-learning qui nel nostro Dipartimento di Studi Umanistici.

Metodi didattici
  • Nulla meglio di questa risposta data alla domanda di una studentessa può chiarire il mio metodo di insegnamento. Riporto uno stralcio della mail:


    Gentile Studentessa, 


    grazie per la mail. Riassumo a Suo beneficio quel che dissi nei due incontri tenuti con gli studenti della futura classe. Sarebbe bene partecipare agli incontri futuri: avete una chat appositamente creata, dove io non metto piede per dar modo a voi di entrarci e chiedere quel che volete.


    Le mie lezioni sono state autorizzate in modalità online; non ci sarà modalità mista, perché produce una partecipazione desultoria e poco utile. Le lezioni inizieranno la seconda settimana di febbraio.


    Come partecipare? Ci si iscrive, certo, ma quel che conta è impegnarsi con lealtà e con continuità. Se si pensa di non poterlo fare, meglio chiedere di studiare dei libri. Per lealtà intendo la tutela della riservatezza di quel che diremo (voi e noi) a lezione; le lezioni sono pubbliche ma alla stessa stregua di un processo giudiziario: non sono ammessi perdigiorno, curiosi e soprattutto studenti con doppio fine. Inoltre, non si possono registrare le lezioni: solo il tutor può farlo se io lo concedo. Infine, non serve accumulare presenze per poi studiare negli ultimi 15 giorni prima dell'esame. Non funziona così. 


    Il mio insegnamento non trasmette nozioni. Non chiede risposte, ma vuole insegnare come si formulano e, se del caso, si possono riformulare le domande. È filosofia, è semiotica, non (con tutto il rispetto) diritto penale o anatomia patologica. Lì devi sapere le leggi e le ossa come prima cosa. Qui, come prima cosa, devi disimparare quel che sai, e solo allora comincerai a filosofare. 


    Un'ultima cosa: in filosofia non si può delegare a un quaderno o ad una videocassetta il compito di apprendere. Molti prendono appunti o si fanno passare le registrazioni per poi studiarle prima dell'esame. Non serve. Tempo perso. Meglio farsi un corso super-moderno con le slides e tutte le figate di internet... Io faccio lezione all'antica, per chi viene, per chi ritorna, per chi ha qualcosa dentro che gli rode. Non insegno perché qualcuno impari, ma perché è l'unico modo che conosco per trasmettere la mia passione e sperare così in un Paese migliore, in un mondo più giusto e più equo. 


    Le lezioni sono fatte per chi c'è; l'essenziale è esserci lì e in quel tempo in cui la lezione accade. Se una speranza abbiamo che la filosofia possa cambiare le nostre vite, essa è riposta nella accuratezza e nella passione con cui partecipiamo alla lezione. Ad ogni lezione. Ma soprattutto a quella che è in ogni momento "la lezione del momento". 


    Marcello La Matina




    Per quanto riguarda il tema di quest'anno:


    Trattandosi di un insegnamento a scelta è quasi ovvio chiedere che vi si iscriva soltanto chi desidera frequentarne le lezioni (senza eccessive preoccupazioni di CFU). La lezione è svolta ora come conferenza saggio, alla maniera di Plutarco, ora come incontro seminariale. 

    Sono state esperite con successo declinazioni telematiche delle lezioni, ma  queste hanno carattere di eccezionalità e non vanno intese come un “sostituto” della lezione, bensì come un insieme di alternative, un insieme di percorsi di altro genere e caratterizzati dall’impiego di linguaggi diversi: verbale, musicale, audiovisivo, etc. 

    In linea generale, lo studente che non desidera avvalersi della lezione orale, può chiedere – NEI PRIMI 15 GIORNI DALL’INIZIO DEL CORSO –  un programma alternativo, da concordarsi con il docente.

Modalità di valutazione
  • ESAMI 

    L'esame viene svolto in modo conforme alle regole ?ssate dal Corso di laurea. Tuttavia, è lasciata facoltà allo studente di optare per un diverso metodo, che tenga conto degli indici di partecipazione alla vita della "comunità ?loso?ca" costituita nel semestre (interventi, papers, schede di libri, problem solving); inoltre, sono ammessi esami in forma di esposizione o di veri?ca anche scritta; l'esame mira ad accertare in modo graduabile se lo studente abbia o no stabilito una attitudine filosofica e disponga di una basilare conoscenza dei problemi fondamentali (dello stato dell'arte della disciplina) esposti nel Corso di lezioni.

Lingue, oltre all'italiano, che possono essere utilizzate per l'attività didattica

Greco -- Francese -- Inglese -- Tedesco

Lingue, oltre all'italiano, che si intende utilizzare per la valutazione

Italiano

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